Di cosa si tratta?
E’ una ghiandola dell’apparato gastroenterico che si trova a ridosso dello stomaco e può andare incontro a fenomeni infiammatori, degenerativi o neoplastici.
La sua funzione è duplice, ogni lobo viaggia su un binario apparentemente distinto, un 2 % della massa complessiva produce insulina e glucagone ormoni destinati a a gestire il metabolismo del glucosio, la restante porzione del 98% ha il compito di sintetizzare gli enzimi digestivi che agiscono nell’intestino.
Nella pratica clinica i due binari possono incrociarsi accidentalmente e danneggiarsi a vicenda.
Quando si ammala?
Un deficit funzionale coincide con una insufficienza pancreatica (EPI), mentre la pancreatite è più allarmante, si tratta di uno stato infiammatorio vero e proprio della ghiandola.
La pancreatite (acuta o cronica) interessa la parte esocrina della ghiandola, cioè quella grande porzione in grado di sintetizzare gli enzimi digestivi.
Talvolta la infiammazione cronica appare clinicamente silente e può esacerbare in una forma acuta.
La pancreatite acuta può essere clinicamente reversibile se edematosa, qualora corrisponda ad una forma necrotizzante ha un decorso fulminante e spesso infausto.
La forma cronica corrisponde ad una alterazione persistente e progressiva della ghiandola con ridotta capacità di produrre Tripsinogeno (TLI) ed inoltre può interferire sulla sintesi di insulina con rischio di provocare diabete mellito.
Quindi è possibile che un paziente con pancreatite cronica possa sviluppare un diabete mellito ma è altrettanto vero il contrario.
Quali sono gli enzimi digestivi?
Gli enzimi digestivi vengono sintetizzati dal pancreas in forma inattiva (al fine di tutelare il tessuto pancreatico) come “zimogeni” e riversati nel duodeno attraverso i dotti pancreatici, due nel cane ed uno nel gatto (come l’uomo).
Solo in sede intestinale questi zimogeni saranno attivati per svolgere la loro azione digestiva sul cibo ingerito che proviene dallo stomaco.
L’innesco per l’attivazione di tutta la cascata enzimatica è controllato dal Tripsinogeno prodotto dal pancreas e dalla sua attivazione in sede intestinale a Tripsina.
Quando il processo di attivazione non procede secondo questo criterio, si scatena la patologia.
Infatti qualora la Tripsina, per motivi ancora sconosciuti, venga attivata in sede pancreatica tenderà ad invadere il grasso peri-pancreatico distruggendo la ghiandola e scatenando una infiammazione locale ( pancreatite) e sistemica ( coagulazione intravascolare disseminata, anemia, alterazione parametri coagulativi).
Sintomi della pancreatite?
Nel cane la fase acuta edematosa della infiammazione si presenta con:
- disidratazione e debolezza generale
- dolore addominale
- atteggiamento a preghiera
- eccessiva salivazione
- inappetenza
- vomito e dissenteria
- feci giallastre e grasse
- ipertermia (non sempre)
Nella forma iperacuta necrotizzante è possibile riscontrare anche:
- dispnea (problema respiratorio)
- ematemesi (vomito ematico)
- aritmia
- infiammazione renale
In tal caso la prognosi resta infausta ( forma fulminante).
Quali le cause predisponenti?
Le cause eziologiche restano sconosciute, pertanto nel cane le pancreatiti sono ritenute idiopatiche al 90%.
Si possono fare ipotesi su possibili fattori scatenanti:
- traumi addominali, obesità, errori dietetici, ipercalcemia (specie nel gatto)
- morbo di Cushing, diabete mellito, ipotiroidismo.
Virus o batteri: parvovirus o toxoplasmosi, FIP
Farmaci: propofol (accertata nell’uomo e suggerita nel cane); organofosforici, azatioprina, tiazidi, estrogeni, furosemide, sulfamidici, tetraciclina, procainamide, asparaginasi, bromuro, clomipramina,
Tumori: neoplasia pancreatica (azione ostruente).
Infiammazioni in altri settori: colangite (nel gatto), IBD, epatopatie con ostruzioni dotti biliari.
Quali sono le razze canine predisposte?
Barbone nano, Cocker Spaniel, Schnauzer nano, Terrier, Cavalier King, Boxer, Collie, Pastori tedeschi, mentre i Levrieri sono più resistenti. Le razze di piccola taglia sono predisposte alla forma acuta, le rimanenti a quella cronica.
Nel Cocker Spaniel esiste una forma di pancreatite cronica associata a cheratite secca che sembra essere di tipo autoimmunitario analogamente all’uomo con distruzione dei dotti pancreatici da parte del sistema immunitario.
Altri enzimi prodotti?
Altri enzimi digestivi prodotti sono Amilasi che digerisce i polisaccaridi, Lipasi che idrolizza i gliceridi. Il Tripsinogeno una volta raggiunto l’intestino tenue è attivato dall’ enterochinasi che scinde dal Tripsinogeno un peptide chiamato “Peptide di attivazione della tripsina” (TAP o TLI) trasformandolo in Tripsina attivata.
La Tripsina è una peptidasi che agisce su proteine provenienti dallo stomaco e già parzialmente digerite dalla pepsina, inoltre innesca l’intero processo di attivazione degli zimogeni pancreatici.
Questo Peptide TAP o TLI è sfruttato in diagnostica e permette di monitorare lo stato di salute del pancreas, preso singolarmente non è attendibile.
Significato della TLI?
Nel passato i valori sierici della Amilasi e della Lipasi erano sfruttati come indicatori del pancreas, ora anche quando i loro valori risultano alterati, non sono sufficienti per diagnosticare una pancreatite.
Insufficienza pancreatica (EPI): nel cane un esame altamente specifico (eseguito a digiuno da 12-18 ore) rappresentato dal TLI (Serum Trypsin Immunoreactivity) come indicatore funzionale della ghiandola.
TLI sierico alto: può essere un indizio di sospetta pancreatite (però non tutti i pazienti con pancreatite hanno TLI alto),
TLI sierico basso: indica insufficienza pancreatica (esito di una pancreatite cronica) però non tutti i pazienti che hanno un valore basso possono avere insufficienza pancreatica.
Per tale ambiguità TLI non può essere considerato un marker attendibile per diagnosi di pancreatite.
TLI cane 5-35 microgr/l
TLI gatto 12-82 micrgr/l
Il valore più attendibile per la pancreatite resta la Lipasi pancreatica o PLI.
Significato della LIPASI canina o PLI?
PLI sierica alta: nel cane un test immunoreattivo rapido chiamato Spec cPL permette la lettura della Lipasi di esclusiva origine pancreatica (PLI) utile per la diagnosi di pancreatite canina (esiste anche per il gatto).
Ha una attendibilità pari al 90% per le forme acute, risulta meno utile per le pancreatiti croniche (si ricorre a TLI).
Diagnosi di pancreatite?
Come abbiamo visto la diagnosi clinica non appare semplice, occorre mettere assieme più elementi diagnostici non strumentali (emocromo, ematochimico, urine) e strumentali (Rx, Ecografia, Risonanza magnetica) tenendo presente il quadro sintomatologico del paziente.
Solo la biopsia e la citologia sono in grado di accertare istologicamente la presenza di pancreatite ma non sempre attuabili.
Terapia della pancreatite?
Non esiste cura o per lo meno la pancreatite non è curabile, perché viene distrutto parte del tessuto ghiandolare. Il protocollo prevede una terapia sintomatica al fine di gestire il dolore addominale in fase acuta ed i sintomi correlati: vomito, diarrea, deficit coagulativo, CID, anemia ecc..
La pancreatite cronica può esitare in una insufficienza pancreatica (EPI), in tal caso sarà necessario ricorrere all’apporto esterno di enzimi pancreatici.
E la terapia omeopatica?
La terapia omeopatica può offrire il suo contributo prevalentemente nella fase cronica, cioè quando i pazienti vengono portati alla nostra attenzione. Ciò non toglie che possa essere considerata un valido supporto anche come “terapia integrata” in pazienti sottoposti a protocolli terapeutici standard oppure destinata a soggetti anziani che male sopportano il carico della terapia farmacologica.
In caso di insufficienza pancreatica occorre supportare con enzimi pancreatici per via orale ( Pancreatine 50, Pro-Enzorb, DigestiAid Plus, Lypex, Enzifive, Enzym’up ).