Dott. Fabio Antonioni
In campo veterinario la prescrizione della Cannabis terapeutica è consentita solo nei piccoli animali e regolamentata a livello legislativo dall’art. 10 c1 del Dlgs 193/2006.
Le proprietà della Cannabis (marijuana) si conoscono fin dai tempi remoti, la pianta è in grado di produrre oltre 100 tipi di cannabinoidi come metaboliti primari durante il suo ciclo di vita, attualmente si procede all’estrazione dei componenti privi di effetti psicotici (responsabili dello “sballo”) dovuti dalla presenza di THC o tetraidrocannabidiolo scoperto nel 1964 (vedi dopo).
Di conseguenza si tendono a valorizzare formulazioni a basso contenuto di THC a favore del CBD o cannabidiolo al quale spetta l’interesse terapeutico dominante.
In ambito omeopatico la preparazione di Cannabis che si allestisce è del tutto priva di molecole psicoattive.
Ma non è tutto, le sostanze cannabinoidi sono state trovate all’interno del nostro organismo, esiste un vero e proprio Sistema cannabinoide (EC o ECS) nel nostro cervello.
Si possono distinguere sostanzialmente due categorie di cannabinoidi:
- Cannabinoidi esogeni (Fitocannabinoidi e Cannabinoidi alimentari)
- Cannabinoidi endogeni ( Sistema endocannabinoide (EC) nel cervello ed altro)
Cerca sul sito i seguenti articoli: “Cannabinoidi nel regno vegetale” / “Cannabis a tavola”.
Cannabis terapeutica
Le proprietà curative della Cannabis terapeutica o sintetica hanno portato alla possibilità di sfruttare il farmaco umano tanto caro ai Neurologi prescritto contro la spasticità, nella sclerosi multipla e nei dolori oncologici.
La ricerca sta investendo molte energie sulle potenzialità del CBD (cannabidiolo) per ampliare il campo di applicazione terapeutica, addirittura la Cannabis è stata scelta tra le piante da portare nello spazio (esomedicina) per la sua grande capacità innata di adattamento.
Un cenno su alcuni cannabinoidi indicati con gli acronimi:
- CBD = cannabidiolo rappresenta la componente priva di effetto drogale ed impiegata in terapia.
- THC = delta9-tetraidrocannabidiolo responsabile dell’effetto psicotico o drogale.
- CBG = cannabigerolo priva di effetti psicotropi, spesso usato in associazione al CBD.
I prodotti commerciali di Cannabis terapeutica consentiti per legge devono contenere bassi tassi di THC, in alcuni solo il CBD viene reso puro o isolato.
Ci sono formulazioni ad ampio spettro (CBD + fitoestratti della Canapa + terpeni)
o prodotti totalmente esenti da THC, sono mantenuti altri cannabinoidi come il CBG e terpeni.
Esistono formulazioni in olio, in compresse, in preparazioni galeniche, gel da spalmare nella mucosa orale (perilabiale) ad esempio.
In Veterinaria si tende a prediligere l’Olio di canapa a base di CBD ( cannabidiolo).
Cannabinoidi alimentari / Fitocannabinoidi
Esistono due articoli al riguardo nel sito da consultare.
Cannabinoidi endogeni: cervello
Il complesso il Sistema cannabinoide o (EC o SEC o ECS) scoperto nell’uomo nel cervello regola il rilascio di innumerevoli neurotrasmettitori:
- acetil-colina,
- dopamina,
- GABA,
- istamina,
- serotonina,
- glutammato,
- noradrenalina,
- prostaglandine
- peptidi oppioidi.
Ciò farebbe presupporre la presenza di una Centrale nucleare in grado di attivare o inibire tutta una serie di altrettanti processi fisiologici complessi, a partire dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, influiscono anche sul GABA e Glutammato.
Sistema cannabinoide: modello evolutivo
In campo umano il Sistema endocannabinoide (EC) svolge una azione determinante nel disturbo della schizofrenia, pare che la variante genetica che interferisce sull’enzima FAAH possa essere coinvolta nell’insorgenza della patologia.
Il Sistema endocannabinoide (EC) non è retaggio esclusivamente della specie umana, ma è presente nel Regno animale in altre specie:
- mammiferi,
- pesci,
- rettili,
- anfibi,
- uccelli
con l’esclusione degli insetti.
Pare sia alla base del processo evolutivo di adattamento ai cambiamenti ambientali, regola l’omeostasi, entra prepotentemente nel processo di fertilizzazione e spermatogenesi e nello stretto rapporto madre/feto attraverso la placenta e con il latte.
Persino nel colostro materno i cannabinoidi vengono assimilati da recettori presenti sulla lingua del neonato e pare svolgano la funzione di salvaguardia e sopravvivenza della specie.
Gioca un ruolo sulla sintesi e sulla specializzazione delle cellule staminali, si è visto intervenire nelle forme ischemiche e tanto altro.
Cannabinoidi: neuromodulatori
Sono stati individuati ligandi endogeni e ritenuti veri e propri neuromodulatori:
- Anandamide o AEA o arachidonoiletanolammide (C22H37NO2)
Molecola scoperta nel 1992 a Gerusalemme, si trova nel SNC a livello di membrana post-sinaptica che stimola i recettori CB1 agendo in maniera retrograda.
La sua presenza è stata rilevata anche a livello plasmatico, per alcuni ricercatori viene segnalata una azione piuttosto modesta e ciò pone dei dubbi sull’impiego a livello terapeutico almeno in ambito veterinario, vedremo di capire il perché.
La CBD (cannabidiolo) contenuta nella Cannabis terapeutica stimola il Sistema cannabinoide endogeno, bloccandone la scomposizione operata dall’enzima FAAH (ammide idrolasi capace di modulare i livelli di AEA a livello cerebrale) e provocandone un sensibile aumento della sua concentrazione circolante nell’organismo tale da indurre un effetto sul tono dell’umore, con un senso di allegria e di felicità.
Altro cannabinoide endogeno è rappresentato:
- 2-AG o 2-arachidonilglicerolo
Rispetto all’AEA sembrerebbe più attivo anche se i meccanismi non sono ancora del tutto chiari.
Questo mediatore viene idrolizzato dall’enzima MAGL o monoacilglicerololipasi (indicata come serina idrolasi) e può essere a sua volta attivato farmacologicamente in modo selettivo.
Quindi tutte le sostanze capaci di bloccare questo enzima agiscono favorendo un effetto analgesico.
Si è anche identificato un recettore specifico Gluk1 legato al dolore; si stanno studiando farmaci agonisti e farmaci antagonisti capaci di agire a questo livello.
- NADA o N-arachidonoyldopamina che ha affinità per i recettori CB1 che si trovano nel cervello ma anche ai CB2, ma è agonista dei recettori TRPV1.
- OEA o oleoiletenolamide prodotto nell’intestino tenue nella fase post-prandiale, agisce sui recettori CB1.
- PEA o palmitoiletanolamide scoperta nel 1957 che è un modulatore oggetto della ricerca che ha portato al premio Nobel Rita Levi Montalcini nel 1993, esercita una azione analgesica attraverso i recettori nucleari PPAR-alfa (esistono diversi sottotipi). I valori di PEA aumentano nel duodeno di pazienti celiaci, nel colon di pazienti con colite ulcerosa, in pazienti con dermatite atopica, nelle emicranie croniche ed in pazienti con sclerosi multipla.
Cannabinoidi e recettori
Si sono scoperti recettori specifici indicati con gli acronimi CB1 e CB2 post-sinaptici che vengono attivati o disattivati dai cannabinoidi endogeni che fungono da serrature per aprire o chiudere le porte di accesso e quindi attivare o disattivare il Sistema centrale.
La densità di questi recettori si è visto essere da 10 a 15 volte superiore rispetto a quelli dei recettori tradizionali come quelli della dopamina e degli oppioidi.
Recettori CB1: identificati nel 1998 nel cervello, nervi ed organi periferici.
Se attivati svolgono una funzione di modulare sensibilmente il nostro tono dell’umore, di alleviare il nostro male di vivere, la nostra depressione rendendoci più allegri e felici.
Sono responsabili degli effetti psicotropi della THC della Cannabis, localizzati in aree del SNC (ippocampo, ipotalamo ed altre aree cerebrali) e periferico, ghiandole salivari, epitelio intestinale, pelle (follicoli piliferi), tiroide, fegato, pancreas, prostata, utero, testicoli, muscoli, sistema vascolare, polmoni.
Recettori CB2 = sono periferici che in condizioni normali non si rileva nel cervello ma solo nel midollo spinale e nelle cellule immuno-infiammatorie (macrofagi, mastociti, linfociti, neutrofili, linfociti NK, linfociti T4, linfociti T8, milza) sotto forma di mRNA.
Nell’uomo coinvolgono le cellule immunitarie (globuli bianchi, macrofagi, monociti, linfociti T), milza, timo, tonsille, pelle (cheratinociti), ossa, colon, pancreas ed SNC a livello di microglia (la cui attivazione riduce la neuro-infiammazione).
Cannabis in umana
In verità i Cannabinoidi sono efficaci nell’uomo come miorilassanti, decontratturanti, antidolorifici, antinfiammatori in specifici campi di applicazione e destinati a patologie a carattere degenerativo a carico di muscoli in pazienti con Sclerosi Multipla o SLA, in pazienti che soffrono di epilessia, ad esempio o in pazienti oncologici (vedi farmaco SATIVEX).
Ultimamente stanno suscitando interesse nel trattamento delle emicranie e nei pazienti anziani con patologie neurologiche degenerative invalidanti.
Altri recettori scoperti (di cui non tratteremo) sono rappresentati da: TRPs, PPAR (e sottotipi), GPR55, GPR18, GPR3, GPR6.
Cannabis in veterinaria
Un malato più allegro è un paziente capace di percepire meno il dolore fisico e quindi soffre meno, un postulato sfruttato anche nel settore veterinario.
L’incognita sostanziale è dettata dal fatto che si è pensato di traslare l’esperienza sull’uomo quando si è scoperto che anche il cane possiede entrambi i recettori, con la differenza che il CB1 è simile a quello dell’uomo, mentre il CB2 cambia (pone in discussione alcuni utilizzi a livello terapeutico).
La Cannabis terapeutica è giustificata nel trattamento di una serie di problematiche:
- artrosi, deficit cognitivi (anziani), epilessia, ictus, nevriti, dermatiti, gastroenteriti, malattie autoimmuni, diabete, ansia-stress, gengivo-stomatiti nei gatti, sindrome di Arnold Chiari (siringomielia o COMS di cani e gatti).
COMMENTO
Se a livello sperimentale l’attivazione del Sistema cannabinoide endogeno (EC) desunta dalla sperimentazione su topi di laboratorio apre infiniti scenari su prospettive farmacologiche future, per molti ricercatori resta da verificare l’incognita su possibili effetti collaterali.
Mentre in umana l’uso terapeutico della Cannabis trova validità nella gestione di patologie complesse, in ambito veterinario si tende a farne un uso che ritengo non sempre appropriato.
Non sono contrario al suo utilizzo in ambito terapeutico ma sarei orientato a consigliarlo in circostanze particolare e solo per alcune categorie di soggetti.
Spesso i pazienti animali che incontro è stata prescritta Cannabis terapeutica senza riscontrare grande efficacia da un punto di vista clinico.