Dott Fabio Antonioni
Che cosa sono?
I pesticidi rientrano nella classificazione dei prodotti fitosanitari ( antiparassitari, fitofarmaci, agro-farmaci).
I FITOSANITARI sono microrganismi o sostanze chimiche usate in agricoltura al fine di eliminare tutto ciò che danneggia le coltivazioni come parassiti, microorganismi, insetti, muffe che possono ridurre o compromettere il raccolto in campagna.
Per intenderci il suffisso “cida” in pesticida, insetticida, acaricida significa “capace di uccidere”.
Rientrano in questa categoria: diserbanti, erbicidi, anticrittogamici normalmente impiegati sui campi su ortaggi, viti, ulivi e via dicendo.
Possono essere costituiti da miscele di sostanze dove il principio attivo principale viene associato ad un emulsionante per renderlo miscibile in acqua o per altri scopi.
Potremo considerare i Pesticidi come un’arma biologica rivolta alla maggior parte dei raccolti dei campi.
Entrano nella catena alimentare?
Accade che molte di queste sostanze sono normalmente utilizzate nella agricoltura convenzionale, quindi da contadini nei terreni o sulle piante in viticoltura, frutticoltura, addirittura nei vivai.
Ma non è tutto entrano anche nella catena alimentare e quindi ce li ritroviamo sul piatto, quindi miscelati negli alimenti freschi di uso comune e non solo.
Problemi di tossicità?
I problemi di tossicità nell’uomo e negli animali (attraverso i mangimi commerciali) provocano sintomi neurologici, problemi endocrini con effetti sulla fertilità, sono epatotossici e provocano danni renali, alcuni cancerogeni.
Da tenere presente che ufficialmente viene esclusa una tossicità acuta da ingestione di alimenti con presenza di residui di Pesticidi, ma il consumo prolungato e costante di frutta o verdura contaminata è causa di una intossicazione cronica capace di determinare un quadro sintomatologico progressivo ed irreversibile.
A livello legislativo sono previsti controlli sugli alimenti e vengono tollerate quantità minime definite da tabelle indicative, ogni Paese europeo esercita un proprio potere di controllo.
Ora se ne parla anche in TV?
Ritengo utile ringraziare RAI TRE e la trasmissione televisiva “Reports” di Lunedi 07 Giugno 2021 dove hanno affrontato il problema dei pesticidi in prodotti biologici con particolare riferimento al KAMUT importato dal CANADA definito come marchio depositato del grano Khorasan.
Si tratterebbe di un grano antico di origini europee cioè il KHORASAN che è dotato di una spiga molto più sviluppata, regolarmente prodotto in Italia dove assume denominazioni differenti a seconda della regione di provenienza, è conosciuto a seconda delle regioni come “grano etrusco” o “grano saragolla” o “grano turanico” o “grano perciasacchi”( in Sicilia) e destinato alla produzione di pasta (o altri prodotti), ricchi di antiossidanti e flavonoidi. Il nostro prodotto nazionale è da ritenersi BIOLOGICO al 100%.
Ed il “biologico” che troviamo in etichetta?
Il KAMUT canadese viene dichiarato in partenza come “grano biologico” e come tale commercializzato in tutta Europa ed utilizzato nella alimentazione umana.
Tutti i prodotti agricoli americani compreso il KAMUT canadese sono soliti subire trattamenti con una sostanza pesticida che, anche se in quantità ridotte ma al di sopra delle quantità consentite dalla nostra legislazione, si ritrova nel prodotto finito.
Quale è la molecola incriminata?
La sostanza chimica coinvolta è il Glifosate o Glifosato (C3H8NO5P) un analogo amino-fosforico della Glicina impiegato come erbicida totale, prodotto inodore.
In origine il brevetto era della Monsanto, attualmente acquisito dalla Bayer chimica, il Glifosate è commercializzato con il nome commerciale di ROUPDUP.
In alcuni Paesi europei come l’Olanda il prodotto non può essere di libera vendita, in altri viene consentito l’acquisto anche al privato che lo può utilizzare per il suo orto o per i fiori, non solo ma è previsto anche per l’uso nei parchi pubblici, nei giardini pubblici, nelle aiuole, nei campi da calcio ecc..
In alcuni Paesi, l’utilizzo come fitosanitario in zone destinate al pubblico è stato recentemente vietato a livello precauzionale proprio per limitare il rischio di contatto diretto con l’uomo.
La legislazione italiana prevede un limite di tolleranza sulla materia prima di uso alimentare, sono consentite nel grano livelli che non superino le 0,01 ppm, non solo ma la sua presenza esclude per la Comunità Europea la certificazione “bio”.
Curioso che nel KAMUT canadese importato si siano riscontrate nel 2017 quantità superiori a questo valore “di tolleranza” ma in ogni caso la sola presenza del Glifosate non consente di commercializzare il suddetto grano con l’appellativo di “biologico” ( non si tratta di un problema di salute umana, ma di un problema di certificazione).
Ma l’etichetta non dovrebbe tutelare il consumatore?
La trasmissione televisiva ha messo in luce un problema di etichettatura e sopratutto di tracciabilità del prodotto di origine non conforme, per prima cosa nei prodotti siglati KAMUT non viene dichiarata la provenienza canadese (solo una ditta di pasta lo cita sulla confezione) al limite in alcune confezioni è indicata genericamente una produzione non EU, cioè non europea.
Da precisare che alcune grandi linee distributive di soli prodotti biologici che fanno fare le loro Analisi presso Laboratori privati hanno escluso il KAMUT dai loro banchi di vendita proprio perché ha non conforme alla certificazione “BIOLOGICO” ( presentando tracce del pesticida) puntando alla vendita di grano della varietà turanico che corrisponde al Korashan italiano.
Ricerca su internet
Da una ricerca internet si evince che il Glifosate è distribuito ed utilizzato in tutto il mondo (vengono citati 58 Paesi), attualmente diverse nazioni ne hanno vietato l’importazione per problemi sospetti riscontrati nelle persone (Sri Lanka ed altri).
Nel 2017 la Comunità Europea ha rinnovato l’importazione di Glifosate per ulteriori 5 anni sino a Dicembre del 2022 in attesa di un ulteriore responso sanitario da parte di un Commissione instituita da 4 Paesi della Comunità europea che dovrà esprimersi nel merito.
Il Glifosate viene utilizzato anche in Italia ed impiegato regolarmente nella agricoltura tradizionale così come in Europa, pertanto tutti i prodotti commerciali a base di cereali, compresi i mangimi per gli animali risulterebbero contaminati da questo pesticida, così come la frutta, le farine ed i farinacei, la carne, il latte e derivati, olio.
Da segnalare che in alcune regioni anche italiane e soprattutto comuni è stato vietato l’uso del pesticida.
Mel merito esiste anche un apposito patentino che regolamenta e soprattutto limita il libero accesso al pubblico del Glifosate.
Conclusione
Stiamo consumando pesticidi a piccole dosi senza esserne informati, ce lo ritroviamo bello confezionato sui nostri scaffali del supermercato con tanto di etichetta fasulla.
Ci raccontano che l’assunzione di piccole tracce di pesticida non sembrano essere pericolose per la salute dell’uomo, quindi incapaci di provocare danni alla salute del libero cittadino.
Nel merito il Glifosate viene riconosciuta come sostanza non cancerogena per l’uomo, mentre è stato dimostrato cancerogeno solo per gli animali da laboratorio, pertanto viene al momento classificata come A2 o “sostanza probabile cancerogena per l’uomo”.
Altre ricerche sembrano aver fornito un esito opposto, ma al momento nulla è certo…..
Avete mai trovato sulla etichetta se i cereali che consumiamo nel quotidiano siano esenti da micotossine (aflatossine e fusariotossine)?
E poi ci sono persone che diffidano della Medicina Omeopatica che è Naturale al 100%?
Meditate gente, meditate!
Grazie Reports per avere aperto il vaso di Pandora!