Anemia infettiva o FIA nel gatto- MALATTIE INFETTIVE

Dott. Antonioni Fabio Veterinario Omeopata  > Patologie >  Anemia infettiva o FIA nel gatto- MALATTIE INFETTIVE
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Dott. Fabio Antonioni

foto di repertorio

Vediamo di fornire alcune informazioni utili.

Di cosa si tratta?

Si tratta di una forma di anemia rigenerativa che colpisce il gatto. In passato era una malattia conosciuta ai Medici Veterinari come Emobartonellosi provocata da un parassita del sangue chiamato Haemobartonella felis.

Da un recente studio molecolare, si è potuto chiarire che questo microrganismo appartiene ad un altro genere ed è stato classificato come appartenente al genere Mycobacterium.

Attualmente l’agente eziologico della Anemia infettiva felina è Mycobacterium haemofelis.

Non solo, sono stati identificati due differenti agenti eziologici, il secondo è il Mycobacterium haemominutum, entrambi farebbero parte del complesso Emobartonellosi.

Il singolo gatto può essere infettato da uno o dall’altro o da entrambi i batteri.

La presenza di questi microrganismi sui globuli rossi scatena il sistema immunitario del gatto che distrugge le cellule del sangue instaurando un quadro di grave anemia emolitica autoimmune.

Quali le cause?

Si tratta di un agente infettante che può essere trasmesso dalla madre ai piccoli attraverso la placenta (via transplacentare) o attraverso la suzione del latte materno infetto (via transmammaria) oppure l’infezione può avvenire grazie alla azione degli artropodi ematofagi, pulci, zecche e probabilmente zanzare.

È possibile che il batterio si trasmetti attraverso le ferite da morso, pertanto la concentrazione di gatti nei gattili ad esempio può rappresentare un potenziale serbatoio di infezione.

Da precisare che infezioni virali FIV e Felv rappresentano potenziali aggravanti del quadro clinico.

Il problema dei gatti “portatori” che non presentano alcun sintomo clinico pur risultando negativi ai test sierologici, così come gli animali che hanno superato la malattia.

Sintomatologia

La sintomatologia della Anemia infettiva si presenta con:

  1. inappetenza
  2. debolezza ed emaciazione progressiva
  3. ipertermia (alternante)
  4. epatomegalia  
  5. splenomegalia
  6. subittero.

La cosa che preoccupa è la comparsa di uno stato anemico imponente, le mucose diventano bianche, il naso perde il suo colorito tradizionale ed i padiglioni auricolari si schiariscono.

Qui il proprietario deve accorgersi di qualcosa che non va e rivolgersi al Veterinario quanto prima!

Si tratta di una forma infettiva acuta, i sintomi clinici spesso compaiono velocemente ma il proprietario tende a tergiversare e spesso questa categoria di pazienti arriva dal Veterinario in condizioni preoccupanti.

Occorre precisare che esiste un elevato rischio di esito infausto.

Diagnosi

Da premettere che la diagnosi clinica talvolta può non essere troppo tempestiva per i tempi tecnici che richiede il Laboratorio di analisi e quindi occorre affidarsi alla esperienza clinica del Veterinario che deve intervenire quanto prima.

E’ frequente che questi animali vengano portati in visita in fasi ormai avanzate di malattia, non c’è troppo tempo per intervenire, talvolta anche 24 h fanno la differenza a livello prognostico!

Apparentemente difficile dal momento che il quadro anemico preponderante cioè del ridotto numero di globuli rossi e di emoglobina nel sangue che provoca tutta una serie di complicanze legate alla carenza di ossigeno nei rispettivi organi e nelle cellule del corpo.

La diagnosi può essere eseguita attraverso l’allestimento di uno striscio di sangue fresco su vetrino ed eventuale colorazione con Romanowsky (blu di metilene) che consente di rilevare emoparassiti sulla superficie dei globuli rossi.

Purtroppo tale reperto non fornisce una risposta definitiva, talvolta questi parassiti non sono visibili e ciò dipende dalla fase di evoluzione della malattia e dalla replicazione del parassita che appare ciclica e comunque incostante.

Occorre un esame specifico del sangue che sia in grado di rilevare la presenza dell’agente eziologico chiamato PCR che identifica la presenza di tracce molecolari dell’agente infettivo.

Per questa analisi occorre l’ausilio di Laboratori di analisi specializzati ma non è un test rapido, quindi nel frattempo occorre instaurare una terapia conservativa in attesa del possibile esito.

Prognosi

La prognosi, per quello che abbiamo detto, è riservata in funzione dell’età e delle condizioni generali del gatto, tutto dipende anche dalla concentrazione degli agenti infettivi.

Queste anemie emolitiche sono estremamente aggressive, hanno una evoluzione molto rapida ed anche a seguito del recupero clinico possono ricomparire i sintomi ciclicamente a seguito di stress.

Terapia farmacologica

Questi agenti eziologici sono sensibili ad alcuni antibiotici a base di doxiciclina, pertanto occorre quanto prima prescrivere questi antibiotici capaci di ridurre sensibilmente il numero di questi parassiti ematici evitandone la replicazione massiva.

Il trattamento va protratto per un minimo di 10 gg a dosaggio doppio ( si arriva anche  21 gg) rispetto a quello terapeutico ed oltre a discrezione del Veterinario ed in funzione della risposta da parte del paziente stesso.

Talvolta si ricorre all’uso di farmaci ad azione autoimmune come i corticosteroidi.

A livello preventivo importante la lotta a parassiti ematofagi: pulci, zecche, acari.

E la terapia omeopatica?

In questi casi intendo la terapia omeopatica funge da supporto alla terapia medica tradizionale, quindi la concepisco come “terapia integrata”.

Spesso mi è capitato di trattare con l’Omeopatia questi pazienti prima ancora di prescrivere l’antibiotico ed ho potuto verificare che l’associazione ha potenziato l’efficacia terapeutica del farmaco tradizionale riducendo sensibilmente i tempi di somministrazione previsti affrettando i tempi di recupero clinico.

Devo aggiungere che a seguito della sospensione della terapia medica (che termina il suo ciclo abituale) consiglio di continuare con la terapia omeopatica riducendo il rischio di recidive che purtroppo sono tipiche.

Il vantaggio sostanziale del farmaco omeopatico consiste nel ridurre al minimo il pericolo di recidive adottando una medicina naturale non aggressiva da impiegare per tempi medio lunghi o lunghi.

Conclusioni

E’ un dovere etico mettere in atto tutto ciò che è possibile terapeuticamente per recuperare un paziente in condizioni di criticità e pericolo, pertanto è indispensabile adottare buon senso e preferire una commistione tra terapia convenzionale e terapia non convenzionale, una associazione sempre vincente che personalmente prediligo in situazioni limite.

Nel nostro campo professionale si devono adottare tutte le misure possibili atte a favorire la salute del nostro paziente evitando inutili rischi, anche una diagnosi presunta può salvare la vita al paziente.