Meningoencefaliti autoimmuni (MUO)-NEUROLOGICO

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Dott. Fabio Antonioni

Area decisionale del cervello: ecco come funziona a livello molecolare -  Ordine Nazionale dei Biologi

Trattasi di un argomento complesso di cui propongo una esposizione sintetica.

Di cosa si tratta?

Le Meningoencefaliti autoimmuni (MUO) rientrano tra le patologie infiammatorie che interessano diverse porzioni o settori anatomici del Sistema Nervoso Centrale.

Possono interessare le componenti più periferiche (leptomeningi) o comprendere anche il parenchima cerebrale (prosencefalo, tronco encefalico) indicativo di meningoencefalite.

Classificazione

Si distinguono due grandi categorie:

  1. Meningoencefaliti infettive o settiche (virus, batteri, protozoi, funghi, parassiti)

Sono più frequenti nei gatti, più rare nei cani. Possibili cause eziologiche:

  1. Virus: Cimurro (CDV) o malattia di Carrè (Paramyxovirus)
  2. Protozoi: Neospora caninum, Balamuthia mandrillaris  
  3. Funghi: Coccidioides immitis, Cladophialophora bantiana, Sporobolomyces roseus, Histoplasma capsulatum, Cryptococcus neoformans
  • Meningoencefaliti autoimmuni o asettiche

Sono ad eziologia sconosciuta ed inquadrate come autoimmuni.

Si distinguono:

  1. Meningoencefaliti granulomatose (razze toy più predisposte con forme focali o multifocali), si tratta di forme rapide.
  2. Meningoencefaliti necrotizzanti (Carlino, Pinscher, Maltese più predisposti, colpiti a 6 mesi a 7 anni di età)
  3. Leucoencefaliti necrotizzanti (Yorkshire più predisposto, colpiti da 4 mesi a 10 anni con segni vestibolari)

In b) e c) avremo lesioni infiammatorie a carattere necrotico irreversibili.

Razze canine predisposte

Possono essere soggetti giovani o in età adulta, vengono identificate alcune razze canine toy più predisposte:

  • Carlino
  • Yorkshire terrier
  • Pechinese
  • Maltese
  • Shih-tzu
  • Pinscher
  • Spitz
  • Chihuahua
  • Boston terrier
  • West Higland White terrier

Patogenesi

In funzione della localizzazione anatomica e del grado di invasività l’esordio può essere acuto o subacuto.

Nelle forme acute l’insorgenza e l’evoluzione è rapida con turbe neurologiche evidenti, nelle subacute il quadro appare più subdolo, lento e progressivo, i sintomi possono essere di minore entità ma esitano in deficit neurologici persistenti a carico delle zampe posteriori.

Sintomatologia

In quadro clinico appare eterogeneo.

Nei cani di piccola taglia l’esordio neurologico delle Meningoencefaliti autoimmuni (MUO) rivela la comparsa di movimenti compulsivi come girare attorno a sè stesso (circling) o la tendenza a tenere la testa reclinata da un lato (head tilt), deficit visivi, crisi convulsive.

Altre volte si assiste ad anomalie comportamentali, deficit a carico di nervi cranici, propriocettivi o motori a carico delle zampe posteriori, atassia, incoordinazione motoria.

E’ necessario non tergiversale, rivolgersi al Veterinario di fiducia ed alla competenza professionale di un Neurologo.

Diagnosi clinica

L’iter diagnostico prevede una prassi consolidata:

  1. Esame ematologico con elettroforesi sierica ed urinario
  2. Esame liquido cefalorachidiano (LCR): è un liquido trasparente prelevato tra gli spazi vertebrali L5/L6 o L6/L7 econsente la ricerca di agenti patogeni virali (PCR)( in umana permette la diagnosi di meningite da meningococco), anticorpale ( ricerca delle PT), citologica (esame citologico).
  3. Risonanza magnetica (RM) che consente di visualizzare specifiche anomalie a carico del Sistema Nervoso Centrale.

Le procedure 2) e 3) prevedono la sedazione generale del paziente e l’apporto del Neurologo in una Struttura attrezzata.

L’iter diagnostico per quanto complesso non permette una tipizzazione della lesione neurologica, solo l’istopatologico del parenchima cerebrale fornisce la risposta definitiva non sempre attuabile.

Prognosi

Esistono forme di Meningoencefalite autoimmuni che rispondono al protocollo terapeutico, altre meno, alcune esitano in deficit neurologici persistenti ed irreversibili.

Altre forme non rispondono alla terapia farmacologica.

Approccio farmacologico

Il protocollo standard prevede il ricorso a farmaci a prevalente azione immunosoppressiva.

La scelta ricade su prednisone / prednisolone fino ad associazioni con chemioterapici (citosina arabinoside, lomustina, procarbazina, azatrioprina ecc..).

Approccio omeopatico

E’ sempre possibile intraprendere un “approccio omeopatico integrato“tenuto conto della fase critica quando si procede alla riduzione graduale del cortisone con il rischio di recidive che risultano un evento inevitabile.

Il Rimedio unico omeopatico è sempre ben tollerato, facile da somministrare, privo di effetti collaterali e non interferisce con la terapia farmacologica in corso.