Dott. Fabio Antonioni
Credo che per un Veterinario Omeopata l’esperienza di seguire un paziente oncologico sia una esperienza impegnativa che tocca il nostro cuore sempre e comunque indipendentemente dall’esito finale.
Non intendo entrare nel merito della discussione interminabile “Omeopatia SI / Omeopatia NO”.
Non c’è nulla di così intenso che affrontare il paziente oncologico nel nostro settore e non credo occorra mai cantare vittoria anche quando il risultato clinico va oltre le nostre aspettative ed il Proprietario ci gratifica.
Al di là delle proprie convinzioni personali penso occorra sempre adottare moderazione nei toni ed accettare di poter contribuire a conciliare la terapia farmacologica con quella naturale.
Curioso che dal mondo vegetale emergano sostanze promettenti in abito oncologico, grazie all’impegno di una ricercatrice italiana a Bologna con pubblicazioni scientifiche del 2019 (vedi su internet Hemidesmus indicus).
Se mi arriva un cliente che decide di non procedere con la chemioterapia a seguito di una pregressa esperienza personale infelice, credo non vada condannato né colpevolizzato, ritengo vada rispettata la sua decisione ed accompagnato ad un percorso terapeutico “non convenzionale” senza drammi o eccessivo scetticismo.
Personalmente ho l’abitudine di chiarire sempre alcuni aspetti e porre condizioni e tempistiche chiare onde evitare aspettative o false illusioni anche quando il mio paziente mostra chiari segnali di ripresa.
Nel tempo ho potuto constatare che la tipologia del cliente tipo che si rivolge al sottoscritto il più delle volte è una persona demotivata, delusa, affranta dal lungo percorso farmacologico intrapreso, magari inizialmente le cose procedevano bene, poi sono peggiorate e si è sentito abbandonato.
Vuoi per i cicli di chemioterapia mal tollerata, vuoi per gli effetti collaterali che mettono in crisi l’ambiente domestico, vuoi perché il cliente si sente stanco, depresso anche da un punto di vista psicologico e non trova una soluzione.
Lamentano di non sentirsi seguiti dal collega che nella Clinica Veterinaria aveva emesso la diagnosi clinica e preso in cura il loro caso sin all’inizio; a lui si sono susseguiti altri specialisti che hanno aggiunto altri medicinali spesso poco compatibili o mal tollerati subito sostituiti o sospesi dal collega subentrato.
Esiste sempre un coinvolgimento affettivo collettivo che travolge l’intero gruppo famigliare condizionandone anche l’umore e ciò richiede piena comprensione da parte del terapeuta.
Il compito come Omeopata professionista oltre alla concretezza professionale che mi contraddistingue consiste nel sostenere l’intero contesto in modo adeguato, confortandolo, sostenendolo nei momenti più critici, così come quello di condividere i momenti felici, magari quando mi raccontano di vedere il proprio cane o gatto riprendere a fare cose che da tempo non faceva più, mangiare con appetito, cercare il giochino preferito, avere una luce nuova nei suoi occhi, anche un piccolo movimento con la coda può essere inteso come segnale di incoraggiamento che fa tornare il sorriso in casa.
Anche i pochi momenti di condivisione e di felicità contribuiscono a migliorare l’armonia famigliare migliorando sensibilmente le condizioni ambientali che contribuiscono indirettamente a sostenere la salute del nostro paziente più sfortunato.