Dott. Fabio Antonioni
Intendo fornire qualche informazione generica con la formula della domanda e risposta.
Cosa si intende per otite esterna?
Per otite esterna si intende fare riferimento ad un processo infiammatorio che vede il coinvolgimento dell’orecchio esterno, cioè quella parte del meato acustico che comunica con l’ambiente esterno, cioè anatomicamente comprende il padiglione auricolare ed il canale auricolare che svolge la funzione di convogliare le onde sonore sino al timpano dove i suoni vengono decifrati.
Esiste anche un orecchio medio che comprende altre strutture come: la membrana timpanica visibile con otoscopio, gli ossicini ed un ulteriore orecchio interno che rappresenta la componente vestibolare nascosta all’interno della scatola cranica che ci permette di restare in equilibrio ( vedi nel sito SINDROME VESTIBOLARE).
Quale microclima c’è nell’orecchio esterno?
L’interno è costituito da condizioni di temperatura che si aggira intorno ai 38,3°C ed un valore medio di ph 6,1 nei maschi e 6,2 nelle femmine, umidità pari a 88,5%. Qui a livello del rivestimento epiteliale si viene a creare un microclima adatto allo sviluppo di una microflora saprofitica in prevalenza costituita da germi Gram positiva accompagnata anche dalla presenza di un sottile strato di cerume che svolge una funzione protettiva.
Quale possono essere le cause?
Possono avere una eziologia definita multifattoriale, cioè sono molteplici, più di una. Da premettere che ci sono anche patologie cutanee che determinano anche l’interessamento del meato acustico.
Parassiti?
Molte delle otiti infiammatorie sono determinate dalla presenza di parassiti, si parla di acariasi, cioè acari che provocano un aumento significativo della produzione di un cerume scuro capace di provocare un prurito insistente. Queste forme sono più frequenti nei gatti giovani o adulti e nei cuccioli.
Allergie?
Da tenere presente che esistono dei disturbi cutanei provocati dalla somministrazione di cibi in soggetti che possono risultare intolleranti che possono causare infiammazioni auricolari, oppure dermatiti da contatto o vere e proprie dermatiti atopiche che rappresentano le forme più ostiche da gestire terapeuticamente.
Altro?
Corpi estranei (spighe di graminacee) malattie autoimmuni, seborree, patologie endocrine, dermatosi da carenze di vitamine e/o microelementi ecc..
Ci sono anche fattori predisponenti legati alle condizioni ambientali sfavorevoli (parassiti, pollini, allergeni) oppure alla particolare conformazione o anomalie del meato acustico ad esempio, ci sono razze particolarmente predisposte a manifestare problemi atavici sin da cuccioli, ancora squilibri endocrini, traumi, tumori ecc..
Agenti microbiologici?
La maggior parte delle otiti infiammatorie sono di origine infettiva per la alterazione del microbiota del meato acustico con la prevalenza di alcuni batteri difficili d fronteggiare anche con la terapia antibiotica:
Gli agenti patogeni sono rappresentati da: Staphilococchi, Proteus, Pseudomonas, Coli, lieviti o miceti come la Malassetia pachydermatis che si comporta come un vero e proprio opportunista.
Da sottolineare che la presenza di microorganismi nell’orecchio non è sinonimo di malattia, pertanto la guarigione clinica non necessariamente passa attraverso la eliminazione seriale degli stessi.
Abbiamo visto che in condizioni di normalità questi batteri convivono senza problemi, tutto ciò che altera lo stato di euritmia determina l’attivazione di una miccia.
Segni clinici premonitori?
Il paziente cane o gatto tendono a sbattere la testa o scrollare la testa, manifestano tendenza al grattamento a livello del padiglione auricolare, dolore e lamento al tocco, cattivo odore, presenza di scoli di differente natura.
Talvolta di sono cani che non si lasciano toccare ed addirittura avvicinare anche dal proprietario quando hanno queste otiti proprio per il dolore intenso che percepiscono.
Alcune volte il processo infiammatorio può essere monolaterale o bilaterale.
E che dire degli stati d’animo?
Abbiamo citato i precari equilibri tra microorganismi ed il delicato microclima presente nell’orecchio che possono alterarsi ed essere alla base del processo infiammatorio cronico.
Forse occorrerebbe citare che tra i fattori capaci di influenzare questa normalità possono essere citati anche deficit adattativi da parte di alcuni animali inseriti in alcuni contesti ambientali. Basti pensare ad esempio alla possibile convivenza tra più animali della stessa razza o di specie diversa che può scatenare fenomeni di rivalità territoriale, di gelosia, oppure stati di ansia indotti da gestioni inappropriate di proprietari troppo emotivi quale causa di un sensibile calo delle difese immunitarie del proprio animale, ancora condizioni stressanti .. tanti possono essere gli esempi.
Prassi diagnostica?
1) Visita clinica generale
2) Visita otoscopica: consente di ispezionare il meato acustico. Talvolta questa procedura non è possibile se non dopo una lieve sedazione soprattutto quando il dolore appare molto intenso.
Pensiamo ad esempio alla presenza di corpi estranei che possono provocare reazioni aggressive al tocco perché estremamente dolorose.
In funzione dell’esame ispettivo si può decidere come procedere
- tampone auricolare: per la ricerca batteriologica ed antibiogramma;
- esame citologico: del materiale ostruente o del cerume per verificare la presenza di acari.
- biopsia: può essere fatta in sedazione a carico della parete del meato per verificare lo stato infiammatorio, oppure nel caso ci siano delle ostruzioni meccaniche provocate da polipi, masse sospette.
Terapia?
- Terapia topica: quasi sempre si può adottare una terapia topica con l’utilizzo di prodotti otologici a base di antibiotici ed antinfiammatori che vanno instillati giornalmente, esistono formulazioni in gel che richiedono una frequenza settimanale ed oltre.
- Terapia sistemica: consiste nella prescrizione di farmaci somministrati per via orale. La maggior parte delle volte la terapia antibiotica sistemica per un periodo variabile. Ci sono razze di gatti o di cani che manifestano infiammazioni più resistenti che tendono a recidivare facilmente nonostante terapie antibiotiche mirate e richiedono un trattamento farmacologico più lungo.
Esistono infezioni da Pseudomonas aeruginosa anche nei conigli nani che risultano resistenti ai comuni antibiotici responsabili di infiammazioni purolente.
La terapia omeopatica?
Anche in quest’ottica la terapia omeopatica può essere proposta da sola o come terapia integrata che prevede la associazione tra antibiotico e rimedio omeopatico.
Alcune volte siamo chiamati ad intervenire già in corso di una terapia antibiotica che il paziente sta assumendo, pertanto non possiamo evitare di sottrarci al nostro intervento.
Sappiamo quanto la Medicina Omeopatica sia in grado offrire una valida soluzione nella gestione anche di quelle otiti più difficili e resistenti.
Da premettere che spesso in questa situazione il Veterinario Omeopata si trova svantaggiato dal momento che tende ad intervenire in ritardo e comunque deve gestire un caso complesso perché viene da percorsi terapeutici protratti nel tempo con andamenti altalenanti. Ci troviamo di fronte un cliente sfiduciato che pretende una soluzione immediata che non siamo in grado di garantire.
Quando siamo chiamati a trattare casi cronici che hanno cicli di terapie aggressive il nostro paziente tende ad essere meno sensibile alla nostra terapia soprattutto nella fase iniziale, ciò non toglie che progressivamente si possa raggiungere una condizione di miglioramento più o meno duraturo.
Occorre tenere presente che il percorso omeopatico in un paziente “tipo” richiede un periodo di assestamento che richiede un tempo e pazienza.
Coloro che hanno fretta nel pretendere un risultato immediato sono destinati ad un ulteriore insuccesso.