Insufficienza renale cronica (ICR) nel gatto – URINARIO

Dott. Antonioni Fabio Veterinario Omeopata  > Patologie >  Insufficienza renale cronica (ICR) nel gatto – URINARIO
0 Comments

Dott. Fabio Antonioni

Immagine di repertorio da internet

Nei nostri animali la patologia renale è estremamente complessa, insidiosa e spesso risulta essere uno dei problemi per i quali siamo contattati, l’approccio non è semplice e spesso l’esito è segnato da una diagnosi precoce.

Il proprietario deve essere preparato ad affrontare senza drammi la ICR dal momento che non esistono farmaci capaci di salvare o ripristinare un rene lesionato, semmai l’intento resta quello di mettere in atto trattamenti (farmacologici e/o non convenzionali) destinati a rallentare la progressione della malattia ad uno stato di non ritorno.

Rene nel gatto

Che funzione ha il rene?

Si tratta di un organo complesso, essenziale per la vita del gatto alla pari del cuore o del cervello per intendersi.

In pratica potremmo pensare alla funzione dell’organo come ad un doppio sistema filtrante, una sorta di setaccio a maglie fitte che consente la pulizia del sangue e la eliminazione delle sostanze di scarto, di rifiuto o tossiche destinandole all’allontanamento attraverso le urine.

Se da un lato favorisce la eliminazione delle sostanze “cattive”, dall’altra svolge una azione di riassorbimento tubulare recuperando liquidi e ciò che è riutilizzabile per l’organismo rimettendolo nel torrente circolatorio.

Quindi il rene funziona anche da isola ecologica, non butta via nulla, semmai tende a recuperare e riciclare quello che può servire ancora.

Ma non è tutto, il rene produce anche una sostanza ormonale, la eritropoietina (EPO) che stimola la produzione dei globuli rossi da parte del midollo spinale, quando il rene si ammala ne soffriranno  i globuli rossi che potranno diminuire e dare origine ad un quadro anemizzante più o meno grave.

Quali sono le cause?

Dalla letteratura scientifica si evince che le cause non si conoscono, esistono predisposizioni di razza accertate, anche patologie extrarenali che possono coinvolgere il rene stesso ( es: cause cardiache), oppure tossine, batteri o cause ereditarie che determinano alterazioni strutturali dell’organo con insorgenza di fenomeni fibrotici alterando la capacità funzionale in modo irreversibile.

Sono riconosciute cause ereditarie tipiche di alcune razze feline come Maine Coon, Persiani, Siamesi, Blu di Russia ad esempio, ma esistono anche farmaci che svolgono una azione tossica a livello renale ( alcuni antibiotici oppure FANS) o sostanze tossiche ambientali ( detergenti, detersivi, ed altro ancora) o alcune piante (giglio dorato o giglio di San Giuseppe, giglio di Sant’Antonio ad esempio).

Di cosa si tratta?

L’insufficienza renale cronica o ICR è la diretta conseguenza di un danno del parenchima renale con ripercussioni severe sullo stato di salute del gatto.

I sintomi clinici non sempre sono colti dal proprietario e possono essere la conseguenza di ciò che noi medici definiamo genericamente un quadro compatibile con una “intossicazione uremica”.

Senza entrare troppo nei dettagli l’ammoniaca o l’urea tendono ad accumularsi nel sangue perchè non vengono espulse dal rene tramite le urine e tornando nel circolo sanguigno provocando una azione neurotossica a carico del SNC con effetti depressori evidenti, debolezza generale, sonnolenza, letargia, inappetenza, difficoltà motoria, ulcere boccali, alitosi.

Quindi c’è un problema di rene che a sua volta provoca uno stato tossico progressivo.

A seconda delle fasi della patologia potremo avere un gatto che inizialmente tende a bere molto ( polidipsia) ed urina molto ( poliuria) con conseguente rischio di disidratazione.

Esistono anche forme evolutive che non necessariamente presentano questo corollario di sintomi, semmai avremo assenza di sete ed anuria.

Chi colpisce?

La insufficienza renale cronica colpisce più di frequente il gatto di media età o anziano ( 14-15 aa) , si tratta di una patologia a carattere progressivo, irreversibile ed il quadro clinico evolve in breve tempo.

Solitamente il gatto sembra più predisposto rispetto al cane a sviluppare il deficit lesionale, si dice che un gatto su 5 sviluppi la malattia in ragione del fatto che il felino è un animale capace di concentrare le sue urine più di altri animali e quindi il suo rene appare più sollecitato e si usura più rapidamente (è un esempio che faccio spesso ai proprietari per far comprendere la natura del problema).

Detto questo la soluzione finale non esiste, quando un organo non funziona più si fa il trapianto in campo umano, non nel nostro settore.

Chiaramente ogni singolo individuo sviluppa un corollario di sintomi più o meno comune, talvolta esordisce con inappetenza, dimagramento, vomito sporadico, dolore addominale.

Il Veterinario clinico deve raccogliere un quadro anamnestico completo affiancando esami di routine sia del sangue che delle urine (persino biopsie) per emettere una diagnosi precoce che può cambiare le sorti del nostro gatto.

Prognosi

Da premettere che il trattamento terapeutico è volto a mantenere inalterato ciò che è rimasto intatto a livello renale, il gatto sopravvive anche con 1/3 di tessuto renale funzionante quindi si tratta di una terapia a scopo conservativo e non permette alcuna “restitutio ad integrum”.

Non esistono farmaci capaci di fare rivivere un organo fortemente compromesso, si cerca di mettere in atto una serie di interventi volti a controllare le conseguenze cliniche ripristinando un minimo di equilibrio ( quando possibile).

Evidentemente appare difficile emettere una prognosi favorevole in situazioni del genere, ci sono pazienti che trovano benefici nel supporto terapeutico farmacologico adottato e rispondono più o meno adeguatamente, altre situazioni nelle quali il paziente non sembra collaborare, tutto dipende dal quadro iniziale e dalla evoluzione.

Quindi non si tratta della abilità o meno del Veterinario, occorre cautela nella gestione del caso anche quando i segnali risultino promettenti, la prognosi resta sempre incerta.

Quali esami diagnostici?

Quasi sempre i valori della creatinina e della azotemia (BUN) risultano compromessi e fortemente alterati, assieme a quelli degli elettroliti, avremo anche uno stato anemico quale conseguenza della compromissione del sistema renale quali aggravante, così come un quadro ipocalcemico o la acidosi metabolica conseguente da gestire.

Anche un eccesso di fosforo ematico (P) è un segnale significativo di alterazione della funzionalità renale da eccesso proteico (colpa dei mangimi commerciali?).

Ma non è tutto, occorre affiancare l’esame delle urine con un peso specifico ipostenurico (< 1030-1035 analisi eseguita con refrattometro) che permette di verificate la presenza di Proteinuria ( perdita di albumine) determinante a livello prognostico.

Quando questi pazienti arrivano al Veterinario Omeopata quasi sempre sono privi di analisi delle urine, una banale dimenticanza o un grave errore procedurale?

Come si interviene?

Il protocollo terapeutico messo in atto nelle Cliniche è volto ad evitare una evoluzione drastica della patologia, pertanto si procede ad un approccio di tipo conservativo.

La guarigione clinica NON ESISTE!

Occorre monitorare tutta una serie di parametri che tendono ad essere coinvolti, si dovrà gestire l’ipertensione arteriosa, la acidosi metabolica, l’anemia, l’eccesso di fosforo, la perdita di potassio e calcio, pertanto il terapeuta deve cercare di idratare adeguatamente il paziente che presenta un quadro clinico complesso.

Non basta trattare singolarmente l’anemia, così come non basta apportare potassio o calcio con un rene incapace a trattenerlo, tutto viene improntato sperando di ottenere uno stato del paziente in condizioni accettabili.

Anche l’uso di ACE-inibitori per gestire il carico della ipertensione arteriosa nel gatto appare discutibile e non si è certi del reale beneficio, spesso vengono prescritti con troppa disinvoltura, spesso i proprietari che mi consultano lamentano un peggioramento dello stato generale del proprio gatto con questi farmaci.

Ed anche quando le cose sembrano migliorare, non bisogna cantare vittoria ma monitorare il quadro clinico del paziente quotidianamente, vedere la reazione del gatto che può mostrare segnali incoraggianti anche se alternanti, momenti si e momenti no.

E la dieta?

Quasi sempre viene impostata una terapia dietetica a basso contenuto di proteine solo dopo che si è fatta diagnosi di insufficienza renale.

Teniamo conto che abbiamo a che fare con un paziente anziano già inappetente, se proponiamo un alimento poco appetibile diventa ancora più difficile stimolarlo a mangiare, spesso vanno imboccati forzatamente.

Da premettere che tutte le diete commerciali tendano ad essere iperproteiche (quindi troppo spinte), una esigenza puramente di ordine commerciale con l’intento di ottenere un gatto più muscoloso, atletico, più bello, ma con il rischio di contrarre problemi renali.

Ma non sarebbe meglio proporre una alimentazione più bilanciata che riduca l’apporto quotidiano di proteine che finiscono per sollecitare il rene ad un lavoro troppo esasperato?

NO COMMENT.


Con la Medicina Omeopatica?

Siamo di fronte a casi lesionali dove l’organo è stato gravemente compromesso e non è possibile ripristinarlo ad una condizione originaria, si può solo cercare di tamponare la situazione lavorando sui sintomi disturbanti sperando di rallentare la progressione della malattia.

Questo approccio lo si fa sia con un approccio terapeutico tradizionale che non convenzionale, con la differenza che con i rimedi omeopatici si ha il vantaggio di una terapia meno aggressiva, non chimica e meno stressante per il paziente.

Spesso la gente quando ci consulta tende ad avere aspettative troppo alte, occorre essere realisti, i proprietari non si rendono conto della gravità della patologia che è irreversibile, l’intento resta quello di farlo sopravvivere più a lungo possibile in modo dignitoso, punto e basta!

Quando mi arrivano gatti fortemente disidratati appare chiaro che la condizione clinica appare poco confortante anche per il sottoscritto, il quadro ormai risulta compromesso!

Spesso leggono su internet informazioni sull’uso di Serum anguillae, Solidago, Nux vomica e via dicendo e chiedono consigli.

Procuratevi un rimedio omeopatico sintomatico:

  • Lespedeza capitata 5 CH (famiglia delle Fagaceae) tre granuli mattino, mezzogiorno e sera sciolti in poca acqua naturale- agitate la soluzione con il cucchiaio e poi ne somministrate un cucchiaio di caffè della soluzione ( la rimanente va buttata via) per almeno due-tre settimane – tende a ridurre la azotemia ( se non è troppo grave) e regolarizza anche la ipertensione arteriosa.

Considerazioni finali

Quando siamo di fronte a patologie insidiose il cliente ripone nella figura del Veterinario tutta la sua fiducia nella speranza di ottenere un beneficio per il proprio beniamino.

Nella pratica devo constatare che nelle Cliniche Veterinarie si tende a trascurare il rapporto medico/cliente, si procede senza soffermarsi a collaborare a sufficienza con il proprietario che si trova spesso impreparato e comunque poco informato.

Mi chiamano al telefono e devo sempre tentare di giustificare il lavoro dei colleghi, proprio quelli che ritengono l’Omeopata un medico di “serie minore”, curioso vero?

Quando viene richiesto il mio supporto terapeutico mi propongo senza illudere il cliente.

Attenzione, certo che ho trattato casi di gatti con il problema di insufficienza renale ma non ho l’abitudine di inneggiare a guarigioni impossibili, non è nel mio stile.

Non credete a soluzioni con questo o quel rimedio come sento dire dai clienti (“il suo collega di solito usa questo rimedio ed afferma di risolvere tutti i casi…”), in Omeopatia ogni paziente richiede il suo rimedio, punto e basta, il resto è pura e semplice propaganda!

“Dal dire… al fare…. ci passa di mezzo…. il mare”

Vengo contattato dopo aver letto qualche mio caso clinico presentato a qualche Congresso Nazionale di Medicina Omeopatica e pubblicato su internet dove viene indicato il rimedio omeopatico.

Torno a ribadire un concetto basilare, in Omeopatia ogni paziente deve ricevere il suo rimedio omeopatico più adatto, ogni caso fa storia a sé.

Non esiste un rimedio per la singola malattia, ma un rimedio per il singolo malato!