dott. Fabio Antonioni
Si tratta di una patologia ortopedica tipica dell’accrescimento ed è caratterizzata dalla incongruenza tra due strutture anatomiche, la testa del femore ed il suo alloggiamento naturale a livello del bacino, la fossa acetabolare ( nella foto articolazione sx normale, la dx è displasica).
Da un punto di vista ortopedico vengono classificate in funzione della gravità del quadro radiologico, da quella più lieve a quella più grave.
Può essere causa di alterazione degli appiombi e quindi dei carichi di peso che vengono mal distribuiti e possono determinare zoppia a carico di una o due zampe posteriori con il classico atteggiamento di “galoppo” del cucciolo.
Tale difetto ereditario può scatenare l’ insorgenza di zoppie dovute a fenomeni algici conseguenti alla anomala distensione della articolazione coxo-femorale con progressiva deformazione delle cartilagini articolari che vanno in sofferenza ed esitare in osteoartrosi, riducendo notevolmente la capacità motoria del paziente.
Negli animali giovani, una diagnosi radiologica tra il 4° e 6° mese può consentire un approccio precoce, anche se la prassi comune prevede la soluzione chirurgica.
Personalmente ho avuto modo di gestire cani di grossa taglia con displasie anche gravi che hanno potuto evitare il bisturi e che tutt’ora seguo, nel tempo ho ottenuto la piena soddisfazione del cliente, devo ammettere che in qualche circostanza sono arrivati anche i complimenti di qualche collega ortopedico.
Ciò dimostra che anche le patologie articolari come queste possono essere affrontate efficacemente con la Medicina Omeopatica ( vedi casi clinici documentati).
Non solo, ma spesso alcuni pazienti manifestano la contemporanea displasia di spalla o di gomito, che fare? sottoporre il paziente a più sedute chirurgiche? trasformare il cane in un “bionico” con placche e protesi? o forse non sarebbe meglio consigliare un percorso terapeutico meno aggressivo?
Credo che la esperienza maturata da molti proprietari di cani che hanno deciso un percorso “non convenzionale” possa essere un valido incentivo ad affrontare il problema in modo più consapevole e meno traumatico per il paziente in primis ed il cliente stesso.
Coraggio!